Originaria di Partanna, nata da una famiglia mafiosa: collaborò con Borsellino contro la criminalità organizzata

La sua storia
Rita Atria, classe 1974, nasce a Partanna (TP) il 4 settembre da una famiglia mafiosa. Il padre venne assassinato dalla Mafia quando Rita aveva solo 11 anni; a prendere le redini della famiglia ci pensa il fratello di Rita, Antonio, il quale gestisce le attività illecite del clan seguendo gli insegnamenti del padre. Finchè nel 1991 anche Antonio stesso verrà ucciso dalla Mafia; la moglie Piera Aiello messa alla strette dal clima di tensione e basita dalla morte del marito decide di pentirsi della sua vita mafiosa, denuncia gli assassini e dona un prezioso aiuto alla giustizia collaborando come pentita. Rita lo stesso anno della morte del fratello decide di distaccarsi definitivamente dall’ambiente mafioso in cui vive, affidandosi alle preziose mani della Giustizia non come pentita ma come Testimone di Giustizia (quest’ultimo termine viene utilizzato per definire il ruolo di Rita poichè non ha mai commesso reati, nonostante facente parte di una famiglia mafiosa). La ragazza sebbene la sua giovane età deve affrontare tutte le conseguenze del caso: rinunciare a tutti i suoi affetti e vedere la propria libertà svanire per vivere in totale sicurezza e sotto la protezione della scorta. Non ha tutta la sua famiglia dalla sua parte: perde il fidanzato, il padre muore quando era piccola e la madre le intima di non intromettersi in cose più grandi di lei. La sua vita sarà instabile per molti mesi, finchè non incontrerà il suo più grande pilastro, il giudice Paolo Borsellino.
L’incontro con Paolo Borsellino
Il primo giudice a sentire le testimonianze della giovane Rita è Paolo Borsellino, con il quale stringe immediatamente un rapporto speciale. Per il giudice Rita non è solo una ragazzina che sfugge dalla criminalità organizzata in cerca di protezione, ma è una persona dalla personalità unica e affettuosa che nonostante sia vissuta in un ambiente mafioso risulta una ragazza pura e sincera. Rita infatti poichè legata da un affetto sincero per il giudice lo chiama “unica speranza” mentre lui di tutta risposta la definisce “la mia piccolina”.
La strage di Via D’Amelio e il suicidio di Rita
Il rapporto affettuoso e sincero che lega queste due forti personalità non dura molto: il 19 luglio 1992 avviene la Strage di Via D’Amelio, dove il giudice Paolo Borsellino perde la vita insieme alla sua scorta. Da quel momento in poi il mondo di Rita crolla, non ha più supporti e nessuna motivazione per vivere. Così inaspettatamente il 26 luglio 1992, esattamente una settimana dopo la Strage in Via D’Amelio, Rita a soli 17 anni si abbandona al vuoto lanciandosi dalla sua casa al settimo piano in periferia di Roma, dove vive sotto scorta. Al suo funerale non partecipa quasi nessuno, la madre successivamente distruggerà la sua lapide a martellate e i mafiosi nel Carcere di Trapani festeggeranno.

Sonia Cipriano 5R