la sera dell’8 maggio, verso le 18, il comignolo della Cappella Sistina ha emesso il suo terzo verdetto da quando il conclave indetto per l’elezione del nuovo papa, vista la morte del precedente pontefice Francesco l, è iniziato: la fumata è bianca. Alle 19 150 mila fedeli sono sotto la loggia centrale della Basilica di San Pietro per conoscere l’identità della loro nuova guida religiosa. Verso le 19:15 le famose parole “Habemus papam” pronunciate come tradizione in latino, ed ecco che dalla finestra che si affaccia su Piazza San Pietro si affaccia un uomo nordamericano, visibilmente emozionato, vestito con talare e zucchetto bianchi, stola e mozzetta rosse e una croce pettorale con cordone dorato. Dopo aver preso il microfono, Leone XIV, così il 267 esimo papa della Chiesa cattolica ha scelto di chiamarsi, ha chiesto apertamente la pace unitaria e disarmata ed ha espresso un desiderio di unità maggiore per la Chiesa e i fedeli, citando più volte il suo predecessore Francesco.
Dietro quel nome così pesante sulle spalle si nasconde il cardinale Robert Francis Prevost, nato a Chicago il 14 settembre 1955. Sin da giovane ha mostrato una spiccata fede e nel 1977 è entrato nell’Ordine di Sant’Agostino a Saint Louis. Nel suo discorso, Prevost ha fatto riferimento alla sua fede e spiritualità agostiniana, tanto che, secondo le ultime indiscrezioni, la scelta del suo nome da papa era inizialmente orientata proprio su Agostino o Leone.
Il 29 agosto 1981, a 26 anni, ha emesso i voti solenni, dopo aver studiato per la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in teologia. L’anno successivo è stato inviato dall’Ordine a Roma per studiare diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso D’Aquino. Il 19 giugno 1982 ecco finalmente l’ordinazione sacerdotale e nel 1984 la Licenza.
Nello stesso anno inizia la sua avventura in Perù, nella regione di Piura,situata a nord del paese, in una cittadina chiamata Chulucanas. Qui si dedica al lavoro pastorale di base, a contatto con la gente del posto. Nel 1988 viene trasferito a Trujillo, una delle città peruviane più importanti, dove è priore, direttore della formazione dei candidati agostiniani e infine vicario giudiziale all’arcidiocesi della città.
Nel 2001 è nominato priore generale dell’ordine di Sant’Agostino e per questo torna a Roma, sede dell’ordine agostiniano.
Nel 2014 viene mandato nuovamente in Perù da papa Francesco, nella città di Chiclayo, per ottenere la cittadinanza peruviana ed essere nominato vescovo della città. A Chiclayo il futuro papa instaura un ottimo rapporto con la comunità locale, tanto da citarla, ringraziandola, durante il suo primo discorso dalla finestra della Basilica di San Pietro.
Nel 2023, dopo altri incarichi e ruoli importanti assegnatogli dal suo predecessore, Prevost è finalmente nominato cardinale da papa Francesco.
Prevost sarebbe un moderato: dallo studio delle sue dichiarazioni, il suo stile progressista su tematiche filo-bergogliane come l’attenzione ai paesi in via di sviluppo, per i poveri e per i migranti, la lotta alla crisi climatica e uno stile umile e pastorale fa contrasto su alcune posizioni conservatrici, come l’identità di genere, l’ordinazione delle donne e gli stili di vita omosessuali.
La speranza della Chiesa è di avere un pontificato capace di continuare il cammino di umanità intrapreso da Papa Francesco senza gli “strappi” avvenuti durante la fine del suo pontificato. Inoltre che non lasci indietro pensieri più conservatori, come successo con il suo predecessore, in modo da formare una comunità aperta a tutti e impostata, come dichiarato dallo stesso Prevost, sul dialogo e sulla costruzione di ponti.
Simone Castiglia 3F