Il 27 gennaio, Alexander Lukashenko è stato rieletto presidente della Bielorussia, confermandosi al potere per un settimo mandato. Nonostante le sanzioni dell’Unione Europea e le continue proteste dell’opposizione, Lukashenko guiderà il paese fino al 2030.
Al potere dal 1994, il leader bielorusso ha ottenuto l’87,6% dei voti in un’elezione fortemente contestata, caratterizzata da una dura repressione del dissenso e dalla mancanza di una reale competizione politica. La sua vittoria, infatti, avviene in un contesto in cui i principali esponenti dell’opposizione sono in esilio o incarcerati.
Una Bielorussia sempre più isolata
Secondo le Nazioni Unite, oltre 300.000 cittadini bielorussi hanno lasciato il paese, fuggendo da un regime che non tollera alcuna forma di opposizione. Le organizzazioni per i diritti umani stimano che più di 1.200 prigionieri politici siano attualmente detenuti, tra cui figure di spicco come il Premio Nobel per la Pace Ales Bialiatski e Serghei Tikhanovsky, marito della leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, che ha trovato rifugio all’estero.
Le reazioni internazionali
La rielezione di Lukashenko ha immediatamente ricevuto il sostegno del Cremlino. Vladimir Putin, attraverso l’ufficio stampa del Cremlino, ha dichiarato:
“Recentemente siamo riusciti a fare molto per rafforzare i legami amichevoli tra Mosca e Minsk. E, naturalmente, continueremo a lavorare a stretto contatto per sviluppare ulteriormente la multiforme cooperazione russo-bielorussa, aumentare l’efficacia delle istituzioni dello Stato dell’Unione e promuovere i processi di integrazione reciprocamente vantaggiosi nello spazio eurasiatico.”
Dall’altro lato, l’Unione Europea ha duramente condannato l’esito del voto. Kaja Kallas, rappresentante per la politica estera dell’UE, ha dichiarato che Lukashenko “non ha alcuna legittimità” e ha annunciato nuove sanzioni mirate contro il regime di Minsk.
“La democrazia esige elezioni libere, eque e trasparenti, e questo non è il caso della Bielorussia”, ha sottolineato Kallas, ribadendo l’impegno dell’UE a sostenere l’opposizione democratica.
Le conseguenze geopolitiche
Lukashenko non è solo il leader indiscusso della Bielorussia, ma anche un alleato chiave di Mosca nel conflitto russo-ucraino. L’influenza del Cremlino su Minsk si fa sempre più forte, con un’integrazione economica e militare che preoccupa l’Occidente.
Un esempio concreto di questa alleanza è l’installazione sul territorio bielorusso del nuovo missile balistico russo Oreshnik, con una gittata di migliaia di chilometri. Questo rafforzamento militare evidenzia il ruolo strategico della Bielorussia come avamposto della Russia nella regione.
Lukashenko e la democrazia
Lukashenko detiene il potere da oltre 30 anni, in un contesto in cui ogni forma di dissenso viene brutalmente repressa. Questo solleva una domanda fondamentale:
Può una democrazia considerarsi tale quando una persona resta al potere per decenni, reprimendo sistematicamente l’opposizione e manipolando le elezioni?
Mentre il mondo osserva, il popolo bielorusso continua a lottare per i propri diritti, in un paese sempre più isolato.
Martina Adornetto 5J