Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-Yeol, è stato arrestato il 15 gennaio a Seul. Dopo aver rifiutato di collaborare nel processo di impeachment a suo carico, Yoon è stato fermato dagli agenti del CIO (Corruption Investigation Bureau) durante un blitz nella residenza in cui si era rifugiato da settimane.
Il giorno precedente al suo arresto si era aperto il processo contro di lui, che prevede cinque udienze. Tuttavia, la prima, già svolta, è terminata dopo pochi minuti a causa dell’assenza dell’imputato, giustificata dai suoi avvocati con motivi legati alla sicurezza.
L’imposizione della legge marziale
Il 3 dicembre 2024, attraverso un discorso trasmesso dall’emittente televisiva YTN, Yoon aveva dichiarato la legge marziale, sospendendo le leggi ordinarie del Paese e attribuendo pieni poteri all’esecutivo.
Il presidente aveva giustificato questa sua decisione accusando il Partito Democratico di Corea, che deteneva la maggioranza dei seggi all’Assemblea Nazionale, di pianificare un’alleanza con la Corea del Nord per distruggere il Paese.
Nonostante il tentativo di bloccare il voto parlamentare, con 190 voti su 300 l’Assemblea Nazionale ha respinto la mozione del presidente. Di conseguenza, Yoon è stato costretto a revocare la legge marziale dopo appena sei ore dalla sua promulgazione.
Divisioni nell’opinione pubblica
L’opinione pubblica sudcoreana appare profondamente divisa. Da un lato, ci sono coloro che continuano a sostenere le azioni del presidente deposto, manifestando in sua difesa davanti alla sede dell’Agenzia Anticorruzione. Dall’altro, numerosi oppositori hanno protestato fuori dalla residenza presidenziale contro Yoon.
In ambito politico, il presidente aveva già perso il sostegno sia del Partito Democratico di Corea (all’opposizione) sia del Partito del Potere Popolare, al quale lui stesso apparteneva.
Le accuse e la crisi politica
Yoon Suk-Yeol è accusato di ribellione, un reato che in Corea del Sud è punibile con la pena capitale. Dopo l’arresto, ha dichiarato di voler collaborare con le autorità “per evitare ulteriori spargimenti di sangue”.
L’arresto del presidente ha innescato una profonda crisi politica nel Paese. Mai, dalla proclamazione della Prima Repubblica nel 1948, un capo di stato era stato incriminato con accuse così gravi.
Martina Adornetto 5°J