“E’ stata appena firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti”: così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato il rientro in Italia del 65enne Chico Forti, che si trova in carcere negli Stati Uniti da circa 24 anni per la presunta uccisione di Dale Pike, il figlio di un suo amico di Miami Anthony Pike.
Le storie di Forti e della famiglia Pike iniziano ad intrecciarsi quando l’italiano decide di recarsi a Miami nel 1992, dove investe in nuovi immobili e documentari sul windsurfing (sport che tra l’altro aveva praticato nella seconda metà degli anni Ottanta). Sarà in questo contesto vivace e dinamico che Chico incontrerà da prima il tedesco Thomas Knott, un uomo dai mille volti e condannato anche per bancarotta fraudolenta, e in seguito, nel 1997, il signor Anthony Pike, che si troverà a Miami dopo essere stato invitato proprio da Knott, che conosceva dal 1993. L’obiettivo di Pike è uno solo: trovare nuovi possibili acquirenti interessati a stringere un accordo per la cessione del suo hotel, il Pike’s hotel, uno dei più conosciuti dell’isola di Ibiza. Le trattative procedono per vari mesi, ma il clima che si respira non è dei migliori: Pike, Knott e Chico non riescono a trovare dei punti di incontro e spesso l’italiano e il tedesco cercano in tutti i modi di ostacolare l’altro e portare dalla propria parte l’imprenditore di Ibiza. Tutta questa situazione culminerà nel febbraio del 1998, quando Dale Pike, il figlio di Anthony, verrà ritrovato morto in una spiaggia di Miami.
Le accuse vengono subito mosse contro Chico, che viene incolpato di aver ucciso Dale poiché egli aveva tentato di impedire a Forti di acquistare il Pike’s hotel, dopo alcune rivelazioni in merito a frodi immobiliari ai danni di Anthony Pike e altre divergenze varie. A questa accusa si legano anche ulteriori prove che secondo la polizia avvalorerebbero la colpevolezza di Chico Forti: la sua presenza nei pressi del luogo del ritrovamento del cadavere al momento del delitto, come testimoniato dalle celle telefoniche, il possesso di una calibro 22, l’arma ritenuta responsabile dell’omicidio in base ad analisi condotte sul cadavere e mai ritrovata, alcune sue dichiarazioni controverse, in cui ha negato di aver incontrato la vittima e di aver tentato di acquistare il Pike’s hotel, e altre, come un quantitativo di sabbia ritrovato sul gancio di traino dell’auto di Forti, ritenuta compatibile con quella della spiaggia dove è stato ritrovato Dale Pike. Nonostante molte incongruenze nel lavoro svolto dalla polizia investigativa, l’imprenditore italiano viene condannato all’ergastolo nel 2000 e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza.
Dopo circa 24 anni, la notizia del suo rimpatrio è stata accolta positivamente sia da coloro che credono nella sua innocenza e sia dalle persone che, pur sostenendo la tesi in merito alla sua colpevolezza, sono contrari allo sconto della pena negli Stati Uniti. La domanda adesso è una sola: Chico continuerà a scontare l’ergastolo oppure il suo ritorno in Italia rappresenterà il punto d’inizio per una sua successiva scarcerazione?
Massimo Cristini 5E