Quello che si andrà a trattare è uno degli episodi più chiacchierati negli ultimi tempi nel
mondo dello sport poiché nell’occhio del ciclone si trova l’uomo al vertice del tennis
mondiale: Jannik Sinner. Andiamo con ordine e ripercorriamo le tappe di quello che è
stato un estenuante episodio relegato al doping.
Il 10 marzo 2024 un test a cui Sinner era stato sottoposto durante il torneo di Indian
Wells rilevò la positività del tennista al clostebol, uno steroide anabolizzante vietato.
Otto giorni dopo, il 18 marzo, lontano da ogni competizione, Sinner verrà sottoposto ad
un test delle urine che evidenzierà ancora una volta la sua positività alla sostanza
dopante. Ora l’italiano rischia grosso.

Per una situazione come quella di Sinner si rischia una squalifica di quattro anni come
testimonia un precedente di un tennista anch’esso italiano ovvero Stefano Battaglino.
L’atleta, infatti, dopo essere risultato positivo al clostebol fu sanzionato con la
sospensione di quattro anni.
Tra il 4-5 e 17-20 di aprile arrivano anche le sospensioni provvisorie per l’altoatesino che
però verranno revocate immediatamente. Ma perché? Jannik, avendone il diritto, ha
fatto un appello urgente con il sostegno di un tribunale indipendente specializzato in
supervisione di casi di doping. Ed è per questo che lo abbiamo visto scendere in campo
anche nei tornei a Miami, Montecarlo, Roland Garros, Wimbledon e infine a Cincinnati,
tutti tornei che hanno contribuito enormemente alla sua ricorsa alla prima posizione del
ranking mondiale. Questo è stato possibile perché il tribunale indipendente ha ritenuto
plausibili e credibili le spiegazioni dei fatti che poi hanno portato alla positività
dell’atleta.
Ora la domanda sorge spontanea: perché Sinner è risultato positivo all’uso clostebol?
Come ha fatto questa sostanza a circolare nel corpo del tennista?
Stando alla ricostruzione ufficiale il 13 febbraio, Umberto Ferrara, uno dei massaggiatori
di Jannik, ha acquistato in farmacia uno spray per curare delle ferite chiamato
“Trofodermin” che per l’appunto conteneva clostebol. Questo farmaco è stato portato al
torneo di Indian Wells ma non verrà usato da Ferrara bensì da Giacomo Naldi, altro
trainer dello staff di Sinner, per curare una ferita procurata alla mano. L’uomo non era a
conoscenza della presenza del clostebol nello spray poiché nei giorni di utilizzo di
quest’ultimo egli non controllò etichetta e indicazioni.

Dal 5 al 13 marzo Naldi ha eseguito varie sessioni di massaggi al tennista senza applicare dei guanti. Lo stesso Sinner aveva delle ferite aperte, in particolare a livello dei piedi, questo ha portato alla
contaminazione e alla successiva positività dei due test antidoping.
Tuttavia le quantità della sostanza rinvenute nel corpo dell’italiano erano davvero
minime ed hanno giocato un ruolo chiave nella sua assoluzione. Nel campione del 10
marzo 2024 nel corpo di Sinner sono stati rilevati metaboliti del clostebol per 86 pg/mL,
una quantità infinitesimale. Nel campione del 18 marzo 2024 ne sono stati rivelati
ancora meno, 76 pg/mL. Arriva anche la conferma dai tre medici chiamati in causa nel
caso che affermano che la sostanza non avrebbe avuto alcun effetto dopante e che
quindi il tennista non ne avrebbe tratto nessun beneficio sulla performance.
Il 15 agosto, a ferragosto, dunque si chiude ufficialmente la vicenda con un’udienza
tenutasi presso Sport Resolutions in seguito alla quale il tribunale indipendente ha
stabilito che nel caso non è stata applicata alcuna colpa o negligenza, il che non ha
comportato alcun periodo di ineleggibilità. Una decisione dove evidentemente ha
pesato proprio il parere della commissione medica. Nonostante ciò bisogna ricordare
che formalmente il caso non è ancora del tutto chiuso. Trattandosi di un tribunale
indipendente, WADA e NADO (l’agenzia antidoping mondiale la prima; quella italiana la
seconda) possono ancora fare appello alla sentenza di assoluzione qualora non fossero
soddisfatti delle spiegazioni fornite.
Cristian Lattanzio |