L’8 marzo del 2014 il volo MH370 della compagnia aerea Malaysia Airlines scomparve dai radar. A bordo c’erano 239 persone tra passeggeri ed equipaggio.
E’ l’inizio di quello che sarebbe stato un mistero che non avrebbe mai portato a verità precise. Le ipotesi delle cause della scomparsa arrivarono come missili da familiari, volontari, e dal governo stesso. Queste erano però così tante da creare solo altri dubbi tra quelli già presenti nelle menti di tutti: Un atto premeditato? un dirottamento? sicuramente qualcuno sa, pensavano. Ancora oggi nessuno è venuto a conoscenza delle reali cause di questo surreale evento, ma tutto ebbe inizio così: A 00:41 il volo notturno da Kuala Lumpur a Pechino, decolla in una notte che sembra essere limpida e serena. Poco dopo l’una però ha inizio l’inverosimile: il volo sta per lasciare lo spazio aereo malese ma mentre si avvicina al confine, il capitano del volo, Zaharie Ahmad Shah comunica alla radio per poi 90 secondi dopo interrompere di colpo le comunicazioni scomparendo dai radar. Il vicepresidente della compagnia aerea e il suo staff chiedono di comunicare con il volo il quale però non sembra rispondere. Dalle 04.00 alle 06.30 del mattino si continua a cercare di capirne le cause. Sono passate ormai 5 ore dall’ultimo contatto e la notizia dell’insolita sparizione del volo malesiano inizia a diffondersi sui TG e sui media di tutto il mondo.

Intan Othman racconta di aver lavorato con suo marito Hazrin nella stessa compagnia aerea e di come quest’ultimo sia stato su quello stesso volo che per lui era ormai una tratta giornaliera. I due erano soliti inviare un messaggio al momento dell’atterraggio e Intan spiega inoltre di come, non ritrovandosi nessun messaggio la sera del volo in realtà non se ne preoccupò particolarmente. Una volta compresa la notizia trovò però assurdo e quasi impensabile che un evento simile potesse succedere proprio a lei. Anche il marito di Danica Weeks era su quell’aereo e al momento della chiamata della presunta sparizione del volo e quindi del marito, così come Intan, rimase sconcertata e soprattutto confusa per la mancanza di informazioni precise legate alla tragica vicenda. A raccontare la sua esperienza è anche Ghyslain Wattrelos, che sul MH370 aveva sua moglie e i suoi figli. Ghyslain racconta poi di aver incontrato un certo “Signor B” il quale sembrava avere contatti con i servizi segreti e ciò che gli rivelò fu: “Gli americani sanno perfettamente cos’è successo” che avrebbero, attraverso due aerei, rivelato l’MH370.. E’ stato l’ultimo ad arrivare all’hotel in cui si riversarono i familiari dei dispersi e ciò che lo accolse fu una massa di giornalisti e fotografi in un clima di frustrazione e confusione per la scarsità di informazioni. I presenti spiegarono come chiamando i propri familiari, il telefono risultava squillare e la linea era libera, un’altro testimone infatti racconta di come la figlia di un passeggero gli avesse mostrato una chiamata in arrivo da suo padre. Il governo però rispose sempre di non avere, al momento, la tecnologia necessaria per rispondere.

A 24 ore dall’ultimo contatto le ricerche continuano e tra le varie anomalie legate alla sparizione risulta bizzarro che tutte le possibili comunicazioni siano cessate nello stesso momento. Questo porta subito a pensare ad un possibile guasto generale o ad un incendio ma queste ipotesi furono abbattute dal non ritrovamento delle varie parti dell’aereo. L’alternativa di un guasto è quella dello spegnimento delle comunicazioni da qualcuno all’interno dell’aereo, ma chi? Il 10 marzo (2 giorni dopo) vengono annunciate delle novità: sembrerebbe infatti che l’aereo stesse volando in una direzione diversa da quella prevista e che infatti sia tornato indietro ripercorrendo il territorio della Malesia. L’11 marzo, (3 giorni dopo) si continua la ricerca nelle zone circostanti alla Malesia con continui malumori da parte dell’opinione popolare. Il 12 marzo (4 giorni dopo) il caso diviene più insolito e sempre più persone esprimono la propria opinione e le proprie teorie. Jeff Wise, un giornalista aeronautico, spinto dalla curiosità, dal mistero e dal suo stesso lavoro decide di approfondire il caso ideando un blog che sfocia in un vero e proprio gruppo tecnico formato da piloti, ingegneri, scienziati e da molti altri che venivano da tutto il mondo arrivando a darsi il nome di “independent group”, ciò che scoprirono un anno dopo infatti fu che attraverso un portello non sigillato sotto una moquette tra la prima classe e la cabina si sarebbe potuto prendere il controllo dell’aereo. Questo portò ad un’ulteriore teoria, criticata da molti, secondo cui ci sarebbe stato un dirottamento da parte di agenti russi. Il 15 marzo (7 giorni dopo) Il primo ministro malese fa un annuncio spiegando che l’aereo aveva al suo interno un’apparecchiatura che gli avrebbe permesso di comunicare con un satellite che sembra aver risposto fino alle 6 ore dopo lo smarrimento dei radar. Il fatto che l’aereo avesse volato per altre 6 ore rese il mistero ancora più intricato. Ciò che era certo è che quanto successo non fosse affatto accidentale e che con molta probabilità fu un dirottamento volontario da parte dei piloti (o almeno questa fu una prima ipotesi):, il copilota Fariq Hamid era inesperto ed era diventato da poco prima ufficiale, quindi l’attenzione era rivolta al capitano Zaharie Ahmad Shah. Il 24 marzo (16 giorni dopo) si comunica che secondo i nuovi dati il volo MH370 si è concluso nell’Oceano Indiano meridionale. In realtà oltre alle prove satellitari non si avevano prove materiali della morte dei passeggeri del volo, ed è questo che si contrastava: una dichiarazione di morte unicamente su base matematica. Il malcontento generale delle famiglie si trasformò in rivolte che urlavano all’omicidio ma da parte dei governatori della Malesia. Dopo 4 mesi e mezzo si venne a sapere poi che un altro aereo, l’MH17, era stato perso. Ciò provocherà sempre più dubbi sulla fine del volo ma sempre più certezze sul fatto che la sua scomparsa non fosse stata affatto un incidente.
Manzini Lucia 4S