“Mia”: il brivido freddo sulla schiena raccontato dal regista Ivano De Matteo

Il giorno 6 novembre 2023 si è tenuta, presso l’auditorium del Liceo “A. Meucci” di Aprilia, l’inaugurazione della sala cinematografica con la visione del film “Mia” da parte di alcune classi dell’Istituto.

La protagonista è Mia, una ragazza di quindici anni che frequenta il secondo anno di liceo classico e si trova alle prese con le prime esperienze, le prime uscite con gli amici, i litigi con i genitori, il trucco, lo sport, i vestiti: insomma l’adolescenza. In questo contesto incontra il suo primo fidanzatino: Marco, un ragazzo di vent’anni che le mostra cosa vuol dire vivere un rapporto malsano, una gelosia opprimente, un controllo oppressivo. Il sostegno di amici e famiglia saranno in grado di aiutare Mia a trovare la forza di dire basta?

“Ma tanto lei è mia, ok? Non è più tua e poi ‘sto nome gliel’hai messo te giusto?”

-Marco

Al film è seguito un dibattito alla presenza del regista Ivano De Matteo a cui gli studenti hanno rivolto una serie di domande. La pellicola in questione tratta di argomenti forti come love bombing, gas lighting, manipolazione, revenge porn e, anche a causa dell’età della protagonista che, proprio come gli alunni, è una liceale, ha suscitato forti emozioni negli spettatori, generando un confronto sincero e aperto. La redazione di “Break” in particolare ha avuto la possibilità di potersi interfacciare in maniera diretta con il regista con un’intervista.

“Mi auguro di aver lasciato qualcosa a loro, non credo si possa cambiare il mondo con un film però si può accendere una piccola luce su alcune problematiche importanti”

-Ivano De Matteo

Nel film sono presenti molti richiami alla negatività del personaggio di Marco, presentato sempre in luoghi cupi (ad esempio il loro primo appuntamento avviene di fronte a una chiesa abbandonata con le finestre serrate) alternati però a molti momenti di spensieratezza come quelli in cui Mia è a pallavolo o con la sua famiglia. La domanda posta al regista è stata:

“Come è natal’idea di alternare questi due stati d’animo mediante queste immagini simboliche e soprattutto con l’utilizzo di metafore relative al mondo animale?”

Ivano De Matteo ci ha risposto immediatamente: 

“Io credo che i film che facciamo tendono sempre a non essere mai su un’unica linea perché rispecchiano la nostra considerazione della vita, dove ti puoi svegliare la mattina con il sorriso e poi con una telefonata può cambiare tutto… Il film in realtà è una commedia, per cui la prima parte è tranquilla anche per portare lo spettatore dentro: c’è una famiglia tranquilla, non disfunzionale, una famiglia che si ama; per cui consideriamo questo un grande film d’amore nelle sue varie accezioni, anche quella patologica e malata di Marco. C’è questa alternanza: lascio queste speranze e poi le faccio ricadere, come se giocassi un po’ con lo spettatore, ma non per prenderlo in giro. Con il sentimento nostro di tutti quanti altrimenti un film come diventa? Non parlo di happy ending, ma diun film dove tutto è normale, tutto è bello. Secondo noi un film può far ridere, ma ciò che cerchiamo di non fare è tradire le aspettative perché fuori nel mondo non va tutto bene…”

È stato interessante anche osservare la reazione del pubblico che durante la riproduzione ha applaudito, tre volte: la prima quando Sergio, il padre di Mia, dà uno schiaffo a Marco, la seconda volta quando Sergio ruba la pistola e la terza volta quando va per uccidere Marco. Gli applausi sono stati provocati dalla rabbia del pubblico, coinvolto dalle emozioni di un padre straziato dal dolore che ama incondizionatamente la figlia e vorrebbe solo vederla felice.

“Io voglio lei che esce, che fa tardi, che entra de nascosto, voglio che se trucca, che fa le telefonate sceme con le amiche sue che non capisco…Voglio poterla sgrida’, voglio potemme arrabbia’ pe’ finta, voglio che sia felice…com’era prima però”

-Sergio

 Si è aperto così un dialogo che è stato coinvolgente ed emozionante e ha visto l’intervento di molti studenti su temi di attualità come l’educazione sessuo-affettiva, i social (che il regista definisce asocial perché spesso, passando troppo tempo al cellulare, ci dimentichiamo delle persone che abbiamo intorno) che ci ha fatto ridere ma anche riflettere.

 Per finire, noi della redazione/noi e tutta la redazione ci teniamo, a ringraziare ancora il regista per la disponibilità e la franchezza con la quale si è rapportato a noi e consigliamo la visione del film “Mia” come occasione per la sensibilizzazione di tanti ragazzi e opportunità per le ragazze di non sentirsi più sole.

Valeria Pioggia 4S

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