Organoidi cerebrali: tra innovazione scientifica e dilemmi etici

Negli ultimi anni, la ricerca sugli organoidi cerebrali ha fatto significativi progressi, offrendo nuove prospettive nello studio delle malattie neurologiche e nello sviluppo del cervello umano. Tuttavia, queste strutture cellulari suscitano domande etiche riguardo la loro capacità di sviluppare forme primitive di coscienza e alla necessità di specifiche regole.

A oggi sono stati sviluppati i modelli di diversi organi umani, tra cui fegato, intestino, stomaco, reni, pancreas, cuore, ma quello del cervello è anche in pieno sviluppo. 

Lo sviluppo degli organoidi cerebrali è proseguito nel corso degli anni, con finalità differenti, dagli studi sullo sviluppo neurologico a quelli di alcune infezioni, malattie neurodegenerative e disordini come quelli dello spettro autistico. Ma, adesso, il fine è soprattutto il primo campo perché, come spiega il neuroscienziato Giorgio Vallortigara dell’Università di Trento, 《consentono di studiare, in condizione d’isolamento dagli input e output esterni, come delle reti nervose semplificate si auto-organizzano》

Cosa sono gli organoidi cerebrali?

Sono modelli tridimensionali derivati da cellule staminali indotte, che si auto-organizzano in strutture simili a quelle del cervello umano. Questi modelli consentono di studiare le malattie neurologiche in modo più efficace.

Ad esempio, un team internazionale ha sviluppato un nuovo modello 3D di organoide cerebrale che riproduce la polarità della corteccia cerebrale umana, utile per lo studio di disturbi come l’autismo 

Nonostante questo, la possibilità che questi modelli possiedano forme primitive di coscienza è ancora oggetto di dibattito. Alcuni ricercatori esprimono scetticismo riguardo a questa possibilità, mentre altri ritengono che sia necessario un monitoraggio continuo e linee guida chiare per l’uso di queste tecnologie.

Aurora Giugliano, 3^E

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