Cosa significa la parola «Perfezione»
La perfezione nella società contemporanea può essere definita come un ideale spesso irraggiungibile che rappresenta l’aspirazione a uno standard massimo di successo o bellezza in determinati ambiti della vita. Tale aspirazione è alimentata da aspettative culturali, sociali o mediatiche, le quali incentivano immagini di esistenze impeccabili, corpi scolpiti e relazioni interpersonali senza conflitti.
Tuttavia questa è una visione distorta della realtà, in quanto si basa su modelli frivoli e idealizzati, spesso amplificati dai social media, che vanno a privilegiare l’apparenza rispetto all’autenticità e che porta ad ansia da prestazione, sindrome dell’impostore, depressione, paura del fallimento e paralisi decisionale.
Nella cultura greca, la perfezione era legata all’areté (ossia la virtù) e alla ricerca dell’equilibrio in tutte le sfere della vita: corpo, mente e società; ciò era esemplificativo in celebri statue di atleti, visti come ideali di bellezza.
I danni della perfezione
Oggi quest’ultima ha assunto nuove forme, spesso originate dai social media: l’essere umano è spinto a perseguire una perfezione adiacente alla «vita perfetta» che si vede online.
Tutto questo porta a condizioni gravi, come: l’ansia da prestazione, cioè la paura di non soddisfare le proprie o altrui aspettative; la sindrome dell’impostore: sentirsi un «truffatore» nonostante i successi, temendo di essere scoperti come non meritevoli; depressione: un disturbo dell’umore caratterizzato da tristezza persistente, perdita di interesse e sintomi fisici, come stanchezza e difficoltà di concentrazione; paura del fallimento e paralisi decisionale: la paura di sbagliare impedisce di agire, portando a difficoltà nel prendere decisioni e nel fare scelte.
È tipico negli adolescenti il confronto tossico, dove il soggetto osserva di essere diverso da un altro (del quale vede solo caratteristiche positive) e per questo si sente inferiore.
Un possibile salva vita: il Wabi-sabi
Un ottimo antidoto è il concetto giapponese di «Wabi-Sabi» il quale celebra la bellezza nell’imperfezione, nella transitorietà, nella semplicità e nella connessione con la natura. Questa filosofia esalta l’imperfezione e la natura come elemento fondamentale della bellezza; apprezza ciò che è unico, autentico e segnato dal tempo. Cicatrici e irregolarità difatti, raccontano storie e testimoniano esperienze vissute. Il Wabi Sabi riconosce la ciclicità della vita, in cui tutto è destinato a mutare e svanire; la bellezza sta nel comprendere che nulla è eterno e sarebbe meglio vivere il presente, senza attaccarsi all’idea che debba durare per sempre; questo è l’aspetto della transitorietà. La semplicità è un altro pilastro fondamentale del Wabi-Sabi: in un mondo dominato dall’eccesso e dalla complessità, la bellezza si trova nell’essenziale.
Il «Wabi-Sabi» riconosce che anche il fallimento fa parte di un processo naturale e necessario: proprio come una crepa in una ceramica antica racconta una storia, così ogni passo falso diventa un’occasione per imparare, migliorare e rafforzarsi.
Arianna Testa 4^U